Non bastasse Covid-19, l’attualità scientifica negli ultimi mesi ha portato all’attenzione del grande pubblico un’altra emergenza di natura infettiva. Stiamo parlando del vaiolo delle scimmie, un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae). Ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.
Se ne parla tanto perché il virus, identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, era rimasto finora confinato (nella quasi totalità dei contagi) in diversi Paesi africani. Oggi, invece, il maggior numero di casi riguarda gli Stati Uniti e una serie di nazioni europee. Tra queste l’Italia, in cui i casi confermati dal ministero della Salute sfiorano quota 800. A differenza del passato, non tutte le persone che ne sono colpite sono state in Africa o a contatto con persone reduci da un viaggio nel Continente Nero. Un dato che conferma come il virus abbia superato i suoi precedenti confini e circola anche ad altre latitudini.
Nell’uomo l’infezione si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi, stanchezza. Diverse anche le possibili manifestazioni cutanee: vescicole, pustole, piccole croste. La malattia generalmente si risolve spontaneamente in 2-4 settimane: con un adeguato riposo e senza terapie specifiche. Circostanza che è stata confermata in questi ultimi due mesi, con la quasi totalità dei casi che ha avuto sintomi lievi e un decorso benigno dell’infezione (in Italia non si registrano decessi). Tuttavia, il vaiolo delle scimmie può causare una malattia più grave soprattutto in alcuni gruppi di popolazione particolarmente fragili: bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse.
“Monkeypox” – il nome in inglese dell’infezione è molto utilizzato dalla stampa – ha una capacità di diffusione di molto inferiore a Sars-CoV-2. Un paragone di poco senso, sul piano scientifico. Ma che aiuta chi legge a dare la giusta misura dell’emergenza. Entrare a contatto con questo virus – fortunatamente – non è dunque affatto semplice. La trasmissione da uomo a uomo avviene principalmente tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti). Oppure attraverso il contatto prolungato faccia a faccia (droplets). Possibile anche la trasmissione verticale: ovvero dalla gestante al feto, attraverso la placenta.
Nell’epidemia in corso, i dati finora disponibili e la natura delle lesioni ci dicono che la trasmissione sta avvenendo prevalentemente per via sessuale. E che le persone più a rischio sono coloro che i medici definiscono “MSM”:uomini che fanno sesso con uomini. Nella categoria rientrano non soltanto le persone gay, ma anche i bisessuali e i transessuali. Guai però a creare delle etichette sociali, come avvenne agli albori dell’epidemia da HIV. La trasmissione sessuale è infatti al momento soltanto la modalità più frequente nell’ambito di un contagio a livello fisico, sostenuta peraltro dai primi riscontri della presenza del virus nel liquido seminale. Questo vuol dire che anche un rapporto eterosessuale può essere fonte di trasmissione del virus. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di limitare i rapporti occasionali o promiscui. E, più in generale, tutti quelli a rischio. L’utilizzo del preservativo rappresenta sì la prima linea di difesa nei confronti dell’infezione, ma non è sempre sufficiente a prevenire il contagio.
Contro il vaiolo delle scimmie è comunque disponibile un vaccino. Si tratta di quello contro il vaiolo, che ha dimostrato di essere efficace (non nella prevenzione del contagio, ma nel ridurre il rischio di un’infezione più grave) anche nei confronti di “Monkeypox”. La profilassi non è indicata per tutta la popolazione, bensì per alcune categorie indicate dal ministero della Salute in una circolare pubblicata il 5 agosto. Le somministrazioni, iniziate subito dopo Ferragosto in Lazio e in Lombardia, oggi risultano partite in oltre la metà delle Regioni italiane. Fin qui le informazioni generali. Per le modalità di accesso alla vaccinazione, invece, invito ognuno di voi a consultare il sito della propria Asl di riferimento.
Per saperne di più:
Vaiolo delle scimmie – Le FAQ del ministero della Salute
A chi è raccomandata la vaccinazione? – La circolare del ministero della Salute
L’epidemia di vaiolo delle scimmie – L’approfondimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Vaiolo delle scimmie – Le informazioni utili sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità