Covid-19 e campagna vaccinale: i bambini sono i grandi assenti. In questa fase di relativa stasi della pandemia, sta facendo discutere l’atteggiamento attendista nei confronti della profilassi vaccinale rivolta ai più piccoli. Due le lacune segnalatemi da molti genitori: la tardiva approvazione per la vaccinazione rivolta ai più piccoli (6 mesi-5 anni) e la mancanza di una disposizione del ministero della Salute nei confronti del richiamo per i più grandi (5-11 anni), che hanno completato il ciclo primario ormai da quasi un anno. Se siamo pressoché tutti d’accordo sul fatto che l’infezione da Sars-CoV-2 abbia un decorso quasi sempre benigno nei più piccoli, è anche vero che la diffusione favorita anche dalla partecipazione alle attività scolastiche continua a rappresentare un’insidia per le persone più fragili che con loro sono a contatto. Su tutti, i nonni e i genitori (perché non è detto che uomini e donne adulti siano necessariamente in buona salute).
Covid-19: via libera al vaccino per i più piccoli (6 mesi-5 anni)
Dopo mesi di attesa, rispetto all’attività di vaccinazione in corso negli Stati Uniti ma soprattutto all’approvazione da parte dell’Agenzia Europea (Ema, prima) e di quella Italiana del Farmaco (Aifa, poi), il ministero della Salute ha dato il via libera alla somministrazione dei vaccini a mRna anche nei bambini più piccoli. Due le differenze stabilite dall’Ema. Una riguarda l’anagrafica dei destinatari: Pfizer ha infatti ricevuto l’ok fino a 4 anni, Moderna con il limite dei 5. L’altra rimanda alle modalità di somministrazione e al dosaggio: due dosi per Moderna (da 25 microgrammi l’una, a distanza di quattro settimane), tre per il vaccino Pfizer-Biontech (da 3 microgrammi ciascuna: le prime due con un intervallo di tre settimane, la terza ad almeno due mesi dalla seconda). Oltre che offerta gratuitamente, la vaccinazione è raccomandata a tutti i bambini fragili (qui tutte le indicazioni del ministero della Salute). Ma naturalmente disponibile anche per tutti gli altri, i cui genitori dovessero manifestare la volontà di proteggerli anche attraverso la vaccinazione.
Ma non si tratta di quelli bivalenti
Come decretato dall’Ema, «i benefici della somministrazione nella fascia di età compresa tra 6 mesi e 4-5 anni superano i rischi»: legati all’aumento dei contagi, dei ricoveri ed eventualmente dei decessi associati a Covid-19 (33 quelli registrati finora in Italia nella fascia 0-5 anni). Rassicurazioni a cui si aggiungono quelle provenienti dagli Stati Uniti, dove in cinque mesi il 10 per cento dei bambini più piccoli è stato vaccinato con almeno una dose. E dove ormai da più di un mese si somministrano i vaccini bivalenti, aggiornati anche nei confronti della variante Omicron. Nessun dubbio, dunque: anche alla luce della sovrapponibilità degli effetti collaterali osservati (dolore al sito di iniezione, arrossamento cutaneo, perdita di appetito, irritabilità e sonnolenza), della loro entità (durata di pochi giorni) e della possibilità di somministrare questa vaccinazione anche nello stesso giorno di eventuali altre, tra quelle previste dal calendario vaccinale per i primi anni di vita. Un’opportunità che gli specialisti avrebbero voluto cogliere già da diverse settimane, approfittando anche della campagna antinfluenzale e della possibilità di anche contemporaneamente i due farmaci (uno per ogni braccio).
Ancora in attesa i richiami per i bambini più grandi (5-11 anni)
La pausa natalizia ha probabilmente rallentato l’organizzazione in tutte le altre Regioni, mentre però il virus continua a circolare. Sebbene non al pari dell’autunno, la stagione invernale è comunque molto indicata per proteggere la popolazione pediatrica: soprattutto alla luce della diffusione crescente di altri virus respiratori. Detto dell’approvazione per i bambini, comunque tardiva (come dimostrano le storie di diverse famiglie che hanno portato i propri figli a vaccinarsi in Germania), non ci sono aggiornamenti circa il via libera del richiamo per i bambini più grandi (5-11 anni). Un’altra decisione attesa, considerando che questa fetta della popolazione ha completato il ciclo primario da quasi un anno (tra gennaio e febbraio scorsi). E, salvo aver contratto l’infezione nei mesi successivi, necessiterebbe di un richiamo.
Per saperne di più:
Covid-19, Ministero della Salute
Vaccinazione anti-Covid nei bambini: cosa occorre sapere, Istituto Superiore di Sanità