Per l’acquisto delle sigarette tradizionali come di quelle a tabacco riscaldato, dei sigari e dei liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche, da qualche giorno i fumatori italiani hanno visto lievitare la propria spesa. Dieci o venti centesimi in più: sono quelli richiesti dai tabaccai, a causa dell’aumento dell’accisa sui prodotti del tabacco. Toccare il portafoglio è una delle leve più efficaci per portare i fumatori a smettere o quantomeno a ridurre il numero di sigarette accese ogni giorno. Ma l’aumento della spesa in vigore da oggi, secondo gli esperti, non sembra in grado di influire più di tanto su un’abitudine che spesso è radicata. E da cui, come gli stessi fumatori insegnano, allontanarsi è tutt’altro che semplice.
Perché è così difficile smettere di fumare
Il fumo crea infatti dipendenza e assuefazione. Ragion per cui per smettere non conta soltanto la volontà. E la spesa ha sì un impatto sulla scelta di provare ad allontanarsi dalle sigarette, ma da sola non basta: tanto meno quando il contraccolpo economico è minimo. Oltre al rito e alla gestualità, aspetti comunque importanti, a livello biologico è la nicotina sprigionata dalle sigarette a innescare questo meccanismo di coazione a ripetere. Una volta entrata nel nostro organismo, infatti, la nicotina si lega ai recettori presenti sulla superficie dei neuroni e innesca il rilascio della dopamina. Al pari di altre droghe, questo neurotrasmettitore induce una sensazione di piacere e benessere, che alimenta dunque il costante desiderio di sigarette. Questo spiega perché l’intenzione di smettere di fumare, sebbene sia spesso la base da cui partire per intraprendere un percorso di disassuefazione dal tabacco, non sempre è sufficiente.
Il supporto dei centri antifumo
Avere la consapevolezza di voler smettere è un primo e importante passo. Ma occorre sapere anche che lasciarsi alle spalle le sigarette in maniera duratura è un percorso lungo e complesso, in cui gli slanci viaggiano spesso a braccetto con il rischio di ricadute. A fare la differenza in queste fasi sono la conoscenza di se stessi e delle motivazioni che hanno portato a intraprendere questo percorso di disassuefazione. Un iter che in molti casi porta il fumatore a diventare ex da solo: quasi sempre in presenza di una fortissima motivazione (una malattia personale o di una persona molto cara, per esempio). In altri invece la persona che vuole abbandonare le sigarette in maniera definitiva – e dunque anche prodotti probabilmente meno tossici, ma non innocui: come le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato – ha bisogno di un aiuto che può trovare soprattutto nei centri antifumo. Realtà più o meno diffuse lungo il territorio nazionale, come emerge dall’elenco disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma ancora troppo spesso sconosciute alla cittadinanza: a partire proprio dalla comunità dei fumatori.
Un diario per smettere di fumare
I centri antifumo rappresentano il luogo in cui trovare risposte ai tanti dubbi che attanagliano un fumatore nelle fasi in cui sta decidendo se e come iniziare un percorso di disassuefazione. Una volta adeguatamente informata, la persona può poi beneficiare di una serie di supporti: di tipo psicoterapico o farmacologico (terapia nicotinica sostitutiva, bupropione, vareniclina e citisina), su indicazione dei medici esperti nel definire la migliore strategia di allontanamento dai prodotti del tabacco per ogni persona. Inoltre, come per altre circostanze e problemi di salute che coinvolgono la nostra routine quotidiana, molti specialisti suggeriscono di raccogliere in un diario le abitudini giornaliere (indicazione che viene spesso data anche nel corso di una dieta dimagrante). Potrà eventualmente essere il punto di partenza per definire alcuni accorgimenti legati per esempio anche alla dieta e allo stile di vita, partendo così proprio dalle certezze messe nero su bianco da chi ha in mente un unico obiettivo: mettersi alle spalle il fumo di sigaretta.
I benefici dello smettere di fumare
Smettere di fumare fa bene, sempre e comunque: anche dopo diversi decenni vissuti a stretto contatto con le sigarette. Detto ciò, prima si riesce a compiere questo passo e più veloce è il recupero di una condizione di salute migliore. I benefici sono ampi e interessano un po’ tutto il nostro organismo. Ma i più significativi, già a partire da poche ore dopo aver spento l’ultima sigaretta, interessano l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare. I fumatori hanno da due a quattro volte più probabilità (rispetto a chi non ha mai fumato) di andare incontro a una malattia a carico del cuore. E tra tutti i decessi causati dalle malattie cardiovascolari, uno su cinque è connesso al fumo. Chi ha alle spalle almeno un ventennio di fumo, caratterizzato dal consumo di 15-20 sigarette al giorno, può quasi dimezzare (-39 per cento) il rischio di ammalarsi di cuore nei cinque anni che seguono il giorno in cui si spegne l’ultima sigaretta. Per arrivare ad avere cuore, arterie e vene simili a quelle di un non fumatore occorre però rimanere a distanza dal fumo (almeno) per un periodo compreso tra 10 e 25 anni. Motivo per cui, visti i tempi per un pieno recupero, sarebbe opportuno smettere di fumare quanto prima.
Cosa accade al nostro corpo quando smettiamo di fumare?
Il fumo è considerato anche il primo fattore di rischio evitabile per praticamente tutti i tumori – e dunque non soltanto per quelli del polmone: associazione ormai nota pressoché a tutti – che non hanno alla base un’origine genetica. Il processo che porta alla formazione di un cancro è graduale nel tempo. Anche per questo motivo meno si fuma – o comunque prima di abbandonano le sigarette – e minori saranno le probabilità di sviluppare una malattia oncologica nel corso del tempo. Altri benefici riguardano la salute della pelle, quella sessuale, quella dei reni. E, più in generale, la gestione di tutte le malattie croniche.
Per saperne di più:
Fumo: domande e risposte per comprendere e scegliere, Fondazione Umberto Veronesi
Il fumo: tutto ciò che c’è da sapere, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC)