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Ansia e depressione: come difendersi se si ha una malattia infiammatoria intestinale

persona depressa seduta in un corridoio al buio

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Non soltanto l’intestino. Anche la mente, in molti casi, paga un prezzo dovuto alla presenza di una malattia infiammatoria cronica intestinale. Chi convive con la malattia di Crohn e con la rettocolite ulcerosa serba infatti con sé un rischio più alto di sviluppare ansia e depressione. Un contraccolpo psicologico non irrilevante, che tende a riacutizzarsi di pari con le malattie intestinali: caratterizzate da un andamento fasico fortunatamente oggi caratterizzato molto più da momenti di benessere che di sofferenza.

L’impatto delle malattie infiammatorie intestinali sulla salute mentale

La possibilità di convivere con una malattia infiammatoria intestinale ha anche un rovescio della medaglia. Con un seguito che varia da persona a persona. Ma che comunque merita di non essere mai trascurato. La malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa hanno un impatto non trascurabile sulla salute mentale. Ce lo dice la scienza, ormai. Secondo una metanalisi pubblicata qualche anno fa sulla rivista “The Lancet Gastroenterology & Hepatology”, infatti, l’ansia accompagna un terzo di questi pazienti. Leggermente più bassi il tasso legato alla depressione (1 su 4). Osservando i dati provenienti dagli studi che avevano coinvolto sia persone con il Crohn sia con la colite ulcerosa, è emerso che il contraccolpo psicologico è più frequente in presenza della prima condizione. E a pagare il prezzo più alto sono soprattutto le donne. Sia l’ansia sia la depressione risultano più frequenti nelle fasi di riacutizzazione della malattia.

Il supporto psicologico che manca a questi pazienti

La fotografia scattata dai ricercatori conferma come in questo caso l’assistenza di un gastroenterologo o di un internista spesso non sia sufficiente. Serve infatti anche prendersi cura della salute mentale di questi pazienti. Un aspetto noto, eppure ancora non pienamente riconosciuto negli ospedali. Anche in quelli italiani, dove in alcuni casi un servizio ad hoc è partito soltanto negli ultimi anni. E come tanti altri ancillari (rispetto ai trattamenti tradizionali) ha pagato un prezzo alto a causa della pandemia. Di conseguenza molti pazienti che soffrono maggiormente – o coloro che sono più informati e dunque sensibili anche alle minime variazioni del proprio umore – sono chiamati ancora oggi a far fronte di tasca propria all’eventuale necessità di un supporto psicologico o psichiatrico. Questa è la conseguenza più immediata dello scarso rilievo che ancora oggi si dà ai contraccolpi psicologici delle malattie infiammatorie intestinali. Ma non è tutto qui, perché non andando alla ricerca dei disturbi d’ansia e depressivi in questa fascia della popolazione si corre sia il rischio di sovrastimare disturbi invece fisiologici sia quello di non curare persone che invece meriterebbero di esserlo.

Per maggiori informazioni sugli ospedali che offrono un servizio di assistenza psicologica dedicato ai pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale, è possibile consultare il sito di Amici onlus.

Per saperne di più:

Affrontare le MICI, Malattie Croniche Intestinali

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