Non se ne parla da oltre due anni. Il Covid-19, nel corso delle ultime stagioni autunnali e invernali, ha «fagocitato» l’influenza. Ragioni di comunicazione? Non soltanto. Le restrizioni necessarie e le protezioni adottate – uso delle mascherine, igiene delle mani e distanziamento sociale – hanno infatti rallentato la circolazione del più noto virus influenzale. A ciò si è aggiunta l’«infodemia» riguardante l’emergenza sanitaria, che in un certo senso ci ha fatto dimenticare del più datato e diffuso virus. Quest’anno, però, sarà diverso. Le restrizioni sono venute meno e in circolo c’è una variante contagiosissima come Omicron: due elementi che bastano per lasciar pensare a un ritorno sulla scena dell’influenza. Da qui la scelta di tornare a parlarvi di un argomento che può sembrare banale, ma soltanto a prima vista. Nelle persone fragili, infatti, questo virus non è meno aggressivo di quanto non risulti oggi Sars-CoV-2 in alcune categorie della popolazione.
Influenza: di cosa si tratta?
L’influenza è una malattia provocata da virus che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni) e che si diffondono con molta facilità attraverso goccioline di muco e di saliva (anche soltanto parlando vicino a un’altra persona). Spesso vengono impropriamente etichettate come forme influenzali diverse infezioni delle prime vie respiratorie – di natura batterica o virale – che possono presentarsi con sintomi molto simili. Ma l’influenza, a differenza di tutte queste altre forme, si distingue per la presenza di tre caratteristiche: l’insorgenza brusca della febbre (oltre i 38 gradi), la presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari o articolari) e uno respiratorio (tosse, mal di gola, naso che cola).
Come sarà la prossima stagione influenzale?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo le morti determinate dall’influenza stagionale oscillano tra 250 e 500 mila, di cui 15-70mila in Europa. In Italia si stimano circa 8mila decessi all’anno a causa dell’influenza e delle sue complicanze. In generale, circa il 90 per cento dei casi più complessi riguarda le persone con più di 65 anni e già non in buone condizioni di salute. Quest’anno le preoccupazioni derivano dalle prime informazioni che arrivano dall’emisfero Sud. I dati epidemiologici registrati in Australia e in Argentina rilevano infatti un’evidente recrudescenza dell’influenza, con diffusione ai livelli pre-pandemia, visto l’abbandono dei mezzi di protezione individuale e delle misure di contenimento. In Australia, i casi di influenza confermata in laboratorio rilevati dal sistema di sorveglianza sono in aumento dal mese di marzo, con 90 per cento di campioni esaminati che hanno rilevato la presenza del virus influenzale di tipo A. In particolare A-H3N2 che, soprattutto negli anziani, possono determinare complicazioni causate da contemporanee infezioni batteriche da pneumococco (principale responsabile delle polmoniti). Quanto accaduto nell’emisfero australe potrebbe essere quindi un indicatore di quanto potrà accadere anche alle nostre latitudini durante il prossimo inverno. I primi casi sono stati registrati anche in Italia: in alcuni casi con quadri piuttosto severi, al punto da richiedere il ricovero.
Per proteggerci dall’influenza abbiamo un vaccino
Per proteggersi dall’influenza, c’è un’opportunità: la vaccinazione. A dover proteggersi, secondo il ministero, saranno soprattutto i bambini (6 mesi-6 anni), gli over 60, le donne in gravidanza, chi ha malattie (HIV, diabete, ipertensione, asma e altre malattie croniche respiratorie o cardiovascolari) che aumentano il rischio di evoluzione dell’influenza verso forme più gravi, il personale sanitario e gli anziani ospitati in strutture residenziali o di lungodegenza. Tutte categorie a cui il vaccino sarà offerto dal Servizio Sanitario Nazionale. Per gli over 65 sarà disponibile anche il vaccino ad alto dosaggio, più efficace negli anziani per prevenire i ricoveri e i decessi dovuti alle complicanze dell’influenza. Per tutti gli altri, invece, la possibilità di vaccinarsi direttamente dal proprio medico di medicina generale (purché aderisca alla campagna) o acquistando il vaccino in farmacia e facendoselo inoculare da un medico. La campagna è in fase di avvio proprio in questi giorni, in tutte le Regioni. Il Ministero della Salute ha confermato la volontà di arrivare a un obbiettivo di copertura minimo pari al 75 per cento. Un dato che però non è stato raggiunto nemmeno nella stagione 2020-2021, nonostante la maggiore adesione degli italiani alla vaccinazione antinfluenzale dettata dai timori legati a Covid-19. Lo scorso anno si è registrata una frenata, per diverse ragioni: la limitata circolazione dei virus influenzali nelle stagioni precedenti, la diminuzione della percezione del rischio legato all’influenza rispetto a quello del Sars-CoV-2, la sovrapposizione con la terza dose del vaccino contro Covid-19.
Vaccinarsi contro influenza e Sars-CoV-2 in un’unica dose
Una situazione che rischia di acuirsi quest’anno, complice l’abolizione delle restrizioni e il rebus che attanaglia ancora troppi italiani: meglio fare la quarta dose contro Sars-CoV-2 (o anche una delle precedenti) o la vaccinazione antinfluenzale? La risposta della scienza è una sola: entrambe. I vaccini, peraltro, possono essere somministrati in un’unica seduta (su braccia diverse). Quale migliore occasione per fare visita al proprio medico (purché aderisca a entrambe le campagne vaccinali) per alzare la guardia nei confronti di queste due malattie infettive.
Per saperne di più:
Influenza: la circolare con le raccomandazioni per la stagione 2022-2023 – ministero della Salute
Influenza stagionale: trasmissione, sintomi e complicanze – Istituto Superiore di Sanità