in collaborazione con Dyson
Negli ultimi anni la qualità dell’aria indoor è stata finalmente riconosciuta come obiettivo imprescindibile di una strategia integrata relativa all’inquinamento atmosferico nel suo complesso. Basti pensare che nel 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite il documento del “The Right to Healthy Indoor Air”, ha riconosciuto una salutare aria indoor come un diritto umano fondamentale.
Sono rimasto senza parole quando ho scoperto quanto possiamo inquinarci restando a casa e mai come in questo periodo quando, come tutti, ho passato quasi tutto il mio tempo in casa, ho scelto di respirare bene! Pensate che in Italia, secondo una ricerca condotta nel 1998 su un campione di popolazione di Milano, nei giorni feriali la popolazione impiegata in ufficio trascorre in media il 59% del tempo a casa, il 35% in ufficio ed il 6 % nei tragitti casa-ufficio [Carrer et al., 2000].
Per alcuni gruppi di persone come bambini, anziani, e malati la percentuale di tempo trascorsa in casa è ancora più alta. Un altro studio del 1998, condotto nel Delta del Po ha dimostrato che le persone trascorrono l’84% del loro tempo giornaliero all’interno di ambienti confinati (di cui il 64% in casa), il 3,6% in transito e solo il 12% all’aperto [Simoni et al., 1998].
Nonostante questo, però, c’è ancora molta strada da fare in termini di consapevolezza. Secondo una ricerca condotta da Toluna per Dyson su un campione di abitanti del Nord Italia, 1 persona su 2 ritiene la qualità dell’aria in casa migliore di quella esterna e solo il 14% del campione mostra di comprendere gli effetti dell’inquinamento domestico sul benessere. Funghi, muffe e odori non sono percepiti come particolarmente rilevanti, mentre fumo di sigaretta e polveri sottili – considerati come pericolosi soprattutto nelle grandi città – non sono ritenuti diffusi all’interno degli spazi indoor. Solo la cucina sembra essere l’ambiente che desta più preoccupazione, soprattutto per i cattivi odori.
Nella nostra zona living invece la parola d’ordine è relax, quanto è bello ma quanto c’è di vero? Facciamo un po’ di chiarezza. Secondo gli scienziati che si occupano di inquinamento indoor gli inquinanti provenienti dall’esterno si sommano ad altre sostanze che si sprigionano da oggetti di uso comune, come pitture, mobili e tende. La qualità di colorazione, il tipo di materiale scelto: tutto influenza la nostra qualità di vita e di respiro!
I materiali utilizzati per la costruzione e l’arredamento possono quindi rappresentare una importante fonte di inquinamento indoor. Il problema delle emissioni perdura durante tutto il ciclo di vita utile dell’edificio. Subito dopo il completamento dell’edificio vi è il rischio di grandi quantità di COV dai materiali sintetici nuovi. Tale rischio diminuisce con il passare dei mesi, ma contemporaneamente inizia il degrado fisiologico dell’edificio e quindi il rilascio di altre sostanze pericolose, come l’amianto (ancora presente in ambito residenziale).
Altre potenziali fonti indoor di inquinamento sono i prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, i prodotti antiparassitari e l’uso di colle, adesivi, solventi etc. Inoltre, possono determinare un’emissione importante di sostanze inquinanti l’utilizzo di strumenti di lavoro quali stampanti, plotter e fotocopiatrici e prodotti per l’hobbistica (es. colle).
Gli impianti di condizionamento a loro volta possono rappresentare fonti di inquinamento biologico o chimico specie se mal progettati, in cattivo stato di pulizia e manutenzione. Inoltre, colonie di microrganismi possono annidarsi e moltiplicarsi negli impianti in cui vi è presenza di acqua, per lo più stagnante, come appunto i condizionatori o gli umidificatori, i vaporizzatori, i sistemi di riscaldamento, i frigoriferi autosbrinanti, gli impianti idrici.
In questa ricerca Dyson mi è stata di grande aiuto, perché grazie all’utilizzo dei suoi purificatori e della sua tecnologia ho potuto provare in prima persona quanto possiamo migliorare l’aria degli ambienti in cui viviamo. Il purificatore Dyson Cryptomic è in grado di rilevare e rimuovere particelle ultrafini, odori e gas e di distruggere la formaldeide in maniera continua, un inquinante emesso da moltissimi articoli di uso quotidiano, come prodotti in legno pressato, antisettici e detergenti, tappeti, tessuti stampati, sigarette, cosmetici, pitture e vernici, che possono continuare ad emetterla anche per anni.
La cosa che però mi è stata più utile è poter monitorare la qualità e i cambiamenti dell’aria di casa direttamente dallo schermo LCD del purificatore e, in maniera più approfondita, grazie all’App Dyson Link. Con questa posso monitorare l’inquinamento interno ed esterno, la temperatura e il livello di umidità, controllare lo stato del purificatore e ricostruire dei grafici con l’andamento della qualità dell’aria in casa nei giorni precedenti. Insomma, una vera e propria analisi approfondita dell’aria che respiro, che mi ha permesso di scoprire gli orari più critici (nel caso della mia zona living, essendo uno spazio comune con la cucina, sono soprattutto il momento di preparazione del pranzo e della cena), oppure come aprire la finestra a volte comporti l’ingresso di inquinanti esterni nell’ambiente interno.
Il costante monitoraggio dell’aria mi ha fatto capire, non solo in teoria ma anche nella quotidianità, come una miglior qualità dell’aria sia ormai un aspetto indispensabile per il nostro benessere e influenza in maniera determinante la nostra qualità di vita in generale!
Fonti:
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4389&area=indor&menu=vuoto
http://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00010300/10392-rapporto-117-2010.pdf/